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Cannabis: Biden scarcera. L’Italia bacchettata dall’ONU

Darò la grazia a tutti coloro che sono stati condannati per possesso di marijuana. Ci sono migliaia di persone che a causa di questa condanna non possono avere un alloggio, un lavoro e opportunità educative”.

A dirlo con un tweet è stato il Presidente Joe Biden il 6 ottobre scorso in un contesto, come quello USA, dove sono 19 gli Stati in cui la cannabis è regolamentata a scopo ricreativo, 37 che ne consentono l’uso terapeutico e il 60% dei cittadini appoggia forme di regolamentazione a livello federale (droghe.aduc.it).

Ma Biden si è spinto oltre, invitando esplicitamente i governatori statali ad imitarlo: “Così come nessuno dovrebbe stare in un carcere federale per il solo possesso di marijuana, lo stesso vale per le carceri locali o statali”. Un importante richiamo se si considera che nelle carceri federali ci sono circa 6.500 detenuti per questo tipo di reati, ma se si guarda agli arresti avvenuti a livello statale, nel solo 2021 troviamo 300.000 persone coinvolte.

Una grazia che non è un semplice spot. Biden ha infatti anche assegnato al suo Ministro della Sanità e al Procuratore Generale, l’incarico di “avviare il processo amministrativo per rivedere la classificazione della cannabis nella normativa federale”.

Poi c’è l’Italia.

Proprio nello stesso tempo e proprio per lo stesso tema, il nostro Paese viene bacchettato dal Comitato per i diritti economici, sociali e culturali dell’Onu (associazionelucacoscioni.it). Lo scorso 14 ottobre il Comitato ha infatti espresso “preoccupazione per l’approccio punitivo al consumo di droghe e per l’insufficiente disponibilità di programmi di riduzione e del danno” e ha raccomandato che l’Italia “riveda le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme internazionali sui diritti umani e alle migliori pratiche, e che migliori la disponibilità, l’accessibilità e la qualità degli interventi di riduzione del danno”. Un chiaro richiamo all’Italia a rivedere il Testo Unico Stupefacenti nel senso della decriminalizzazione.

Intervento rilevante e autorevole” dice Stefano Vecchio, presidente di Forum Droghe, “che conferma quanto proposto dagli esperti nella Conferenza nazionale sulle droghe”. E aggiunge: “con una maggioranza parlamentare che sembra continuare a guardare il tema droghe con il paraocchi, tocca ora alle istituzioni locali, in primo luogo le Regioni e le Città, costruire un atto di indirizzo partecipato con la società civile e le organizzazioni delle persone che usano droghe, per garantire i diritti sanciti dai Livella Essenziali di Assistenza sulla Riduzione del Danno sull’intero territorio nazionale”.

A commentare la decisione è anche Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni: “Gli impegni internazionali dell’Italia nei confronti dell’ONU e delle Convenzioni internazionali sulle droghe erano stati usati dall’allora Presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato come pretesto per impedire ai cittadini italiani di votare sul referendum sulla cannabis. Ora “scopriamo” che l’ONU solleva obiezioni nei confronti dell’Italia esattamente per le motivazioni opposte rispetto a quelle accampate da Amato”.