Vai al contenuto

Cristian a processo per curarsi

Cristian Filippo e Matteo Mainardi al Canapa Mundi

A Cristian Filippo è stata diagnosticata la fibromialgia, una malattia che produce un dolore “sordo e costante” (humanitas.it) caratterizzato da dolori muscolari diffusi associati ad affaticamento, rigidità, problemi di insonnia, di memoria e alterazioni dell’umore. Anche se non esiste ancora una vera cura per questo problema, la cannabis può aiutare ad alleviare alcuni sintomi (sindromefibromialgica.it) ed è così che gli viene prescritta da un medico.

C’è un problema: Cristian vive a Paola, un comune calabrese di poco meno di 15mila abitanti e nonostante siano trascorsi 16 anni dal momento in cui in Italia si è legalizzata la cannabis ad uso terapeutico, rintracciarla in Calabria (così come in Molise e in Valle d’Aosta) è pressoché impossibile. La Calabria è, infatti, una delle tre Regioni a non aver ancora approvato un provvedimento per erogarla a carico del servizio sanitario regionale. Questo fa sì che le poche farmacie che la forniscono lo fanno a costi che la gran parte dei pazienti, come Cristian, non può affrontare.

Come procurarsi la propria terapia se non ce la si può permettere?
Cristian decide di evitare le piazze di spaccio e di coltivare due piantine nel box doccia.
A giugno del 2019 i carabinieri della città sentono però odore di cannabis intorno a casa sua. Citofonano e vengono fatti entrare. Trovano le due piantine. Per i carabinieri quello è spaccio e Cristian viene imputato di aver «illecitamente coltivato e detenuto una sostanza stupefacente per cessione a terzi o comunque per un uso non esclusivamente personale». Eppure per la fibromialgia viene prescritto 1 grammo di cannabis medica al giorno e il quantitativo trovato in casa gli sarebbe bastato per poco più di un mese.
Cristian viene comunque arrestato e per un mese rimane ai domiciliari. Successivamente gli viene disposto l’obbligo di dimora nel Comune di Paola, fino a che, rinvio dopo rinvio, non arriviamo ad oggi.

Il 22 settembre si terrà il processo contro di lui, reo di aver provato a curarsi senza rifornirsi dalla ‘ndrangheta. Ora rischia 6 anni di carcere.

Ho incontrato Cristian qualche mese fa al Canapa Mundi di Roma. Qualche mese prima eravamo comparsi entrambi in un servizio de Le Iene (youtube.it) e ciò che mi ha sorpreso è la tenacia con cui ha deciso di fare della propria storia personale una lotta per tutti, di trasformare il suo vissuto non in rabbia fine a sé stessa, ma in un calma rivendicazione di diritti.

Oggi Cristian è assistito da Meglio Legale e la sua storia è l’ennesima dimostrazione di come la guerra alla droga – oggi conosciuta con lo slogan di “droga zero” – non è una guerra contro il narcotraffico ma contro gli studenti nelle scuole, gli imprenditori della cannabis light, i semplici consumatori e chi ha patologie che la cannabis riuscirebbe a mitigare.